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:grazie
dei fleurs du mal:
•
POCO PIÙ DI NIENTE •
:terza
serata:
si
esibiscono i 10 Big delle categorie Uomini e Donne + 6 Giovani
vengono
eliminati gli ultimi classificati delle categorie Uomini e Donne + gli
ultimi 3 classificati della categoria Giovani
Le
pagelle di Guzman
in
ordine di classifica provvisoria per categoria
Categoria GRUPPI
1.
Nicky Nicolai & Stefano di Battista Jazz Quartet: "Che Mistero
È l'Amore"
Maurizio
Fabrizio è un onesto operaio della canzone, con all'attivo molte buone canzoni
ed alcuni exploit, per tutti citiamo "Almeno tu nell'universo" per
la grande Mia Martini. Qui non eccelle, ma offre comunque un pentagramma dignitoso,
anche se non propriamente jazz. Nicky Nicolai "Mineggia" un po' troppo,
ma è brava e la voce c'è, il marito Stefano Di Battista ci mette un tessuto
musicale jazzistico di ottima fattura, ed il risultato si fa ascoltare con garbo.
Possono fare di meglio, ma comunque se la cavano.
• Se sono primi, non è
un mistero. Voto: 7,5
2.
Matia Bazar: "Grido d'Amore"
Se
la canzone si fosse chiamata "Grido di sconforto", avrebbe colto in
pieno lo stato d'animo del pubblico nell'ascoltarla. La pesante ombra di Antonella
Ruggiero soffoca questa sorta di Jack Nicholson versione Shining in gonnella,
ma non abbastanza da farla stare zitta. Anzi urla a più non posso - quasi a
voler concretizzare la metafora del titolo - su uno dei cascami musicali dei
tempi di "Questa nostra grande storia d'amore", il cui testo utilizza
le stesse, elementari parole impiegate in tutti gli ultimi brani del gruppo
ligure, come al solito disposte in diverso ordine.
• E' andata Mezzanotte,
si spengono le luci. Voto: 2
3.
Le Vibrazioni: "Ovunque Andrò"
Scopiazzano
dalla loro produzione, condendo con tratti di "The way we were". Venderanno,
saranno programmati in radio, ma l'originalità non è certo cosa loro. Temiamo
che sia solo nelle basette del leader, e nell'abbigliamento da macellai di Testaccio.
Brano soporifero e inconsistente.
• Immensamente noia. Voto: 3
4.
Dj Francesco Band: "Francesca"
La
rima "mondo"-"rotondo" l'aveva già usata Jovanotti, ed infatti
questa "Francesca" ha chiaramente un padre putativo nel Lorenzo prima
versione. Da un dj all'altro però, resta la capacità di assemblare un brano
orecchiabile, che entra in testa fin da subito. Dieci passi avanti rispetto
ad "Era bellissimo". Non parliamo di capolavori, ma almeno le tantissime
volte che passerà in radio non si dovrà cambiare stazione.
• Padri naturali
e adottivi danno discreti consigli. Voto: 6-
5.
Velvet: "Dovevo Dirti Molte Cose"
Dopo
"Boyband" ci si aspettava dai Velvet un brano quantomeno brioso e
brillante. I ragazzotti - forse per dimostrare di essere cresciuti - ci propinano
una lagna, per giunta cantata ed eseguita maluccio. Slegata, senza armonia,
non si capisce dove debba andare a parare...
• Soffrono lo stress, sono stanchi
e fuori forma. Voto: 4
Categoria CLASSIC
1.
Toto Cutugno con Annalisa Minetti: "Come Noi Nessuno Al Mondo"
Cutugno
si è rammaricato di non aver potuto eseguire il suo concerto all'Olympia di
Parigi perché in contemporanea col Festival. Lecito immaginarsi un brano che
valga la pena di questa rinuncia, ma appena Toto attacca con "Io e teeee",
è impossibile non proseguire appiccicandoci "un grande amore e niente piuuuu".
Sarebbe stato un originale omaggio a due colleghi di categoria, Di Capri che
la cantò e vinse il Festival, e Califano che l'ha scritta. Invece Toto si rituffa
nel suo stile più consunto e vetusto, una sensazione di stantio acuita dalla
voce monocorde della Minetti. Eppure è ancora primo per le giurie: un mistero.
Oppure un altro deja-vu: se Cutugno arriva di nuovo secondo a Sanremo, chiamate
i Nas immediatamente!
• Gl'italiani che s'incazzano, che le palle ancora
gli girano. Voto: 1
2.
Marcella Bella: "Uomo Bastardo"
Si
impadronisce di una delle partiture avanzate al fratello nel comporre per Celentano
e ci piazza sopra un testo che in confronto "Pensa per te" (Sanremo
1981) appare un capolavoro ("Il limone non ci va sul pesce, scotta ancora
la banana flambé"). In più Marcella annaspa su un brano che non le permette
né di emulare i successi da Festivalbar, e nemmeno di avvicinarsi a qualche
degna canzone intimista del suo repertorio. Ne esce fuori un qualcosa fra il
grottesco e l'inascoltabile, pronto per la prossima parodia di Paola Cortellesi.
•
Violentami, violentami, violentami, miao. Voto: 2
3.
Peppino di Capri: "La Panchina"
A
Sanremo ha una multiproprietà che gli tocca sempre nella settimana del Festival.
E così unisce l'utile al dilettevole, e si presenta per la centocinquantesima
in gara. Ma se nelle ultime occasioni aveva portato proposte originali, lontane
dal suo cliché abituale, quest'anno - forse condizionato dalla categoria Classic
- canta una delle tante canzoni masticate trent'anni fa. Testo scritto col rimario,
esecuzione rantolata, vibrato da posteggiatore napoletano.
• Candidato per
un posto al parco. Voto: 1
4.
Nicola Arigliano: "Colpevole"
Se
chiudi gli occhi e ascolti, la voce e l'interpretazione non sembrano affatto
quelle di un ottantenne. Neffa aveva riportato lo swing all'Ariston, il grande
Nicola conferma che il genere ha un suo pieno diritto di cittadinanza anche
in Italia. Il brano forse non è eccezionale, ma di certo è fra i migliori di
questo Festival.
• You sing ancora. Voto: 7,5
5.
Franco Califano: "Non Escludo Il Ritorno"
Tutto
si può dire al Califfo, tranne che non sia originale. Anche nel fatto che solitamente
propone ad altri le sue migliori produzioni, e spesso interpreta brani non scritti
da lui, come in questo caso. Nonostante ciò, la canzone gli calza a pennello,
e dieci anni fa avrebbe spopolato. Il suo stile è inconfondibile, ma alcune
titubanze nella voce e nell'esecuzione non sono da lui. L'impressione è che
qualcosa non vada. In bocca al lupo Califfo, ironico anche dopo l'eliminazione,
di certo ingiusta visto con chi aveva a che fare nella categoria. Un'uscita
di scena che ci priva anche di un'altra chicca: l'attesissima collaborazione
con i Flaminio Maphia.
• Avrei escluso l'uscita. Voto: 8 di stima
Categoria GIOVANI
Una volta Sanremo Giovani era un trampolino
di lancio, oggi sembra il punto di arrivo della carriera. Gli sconosciuti si
esibiscono senza grinta, con l'aria di chi è ancora imbambolato dopo aver vinto
il primo premio alla lotteria del paese. Tutti cloni di qualcun altro, c'è anche
chi è arrivato all'Ariston per cantarci i fatti suoi. Tal Max De Angelis infatti
ci spiega che "non era solo sesso e lo sai pure tu, io sono qui per questo,
per dirtelo in tv". Pensavamo che fosse lì per dimostrare di valer qualcosa
come cantante. Altrimenti bastava una telefonata a "I Fatti Vostri"
o un'ospitata ad "Al Posto tuo".
Un deserto di emozioni. Voto:
0
Categoria PRESENTATORI [in ordine alfabetico]
Paolo
Bonolis
Continua ossessivamente
a sproloquiare, con periodi infiniti per esprimere concetti che richiederebbero
poche e semplici parole. In più si getta in gag che ai tempi dell'avanspettacolo
avrebbero meritato un fitto lancio di ortaggi, come il far leggere a Will Smith
il testo notoriamente senza senso di Celentano. "Adrià, c'hai fatto la
supercazzola", almeno lo riporta su uno standard comunicativo a lui più
consono, ma subito dopo si pente e riprende a sputare a caso le parole dal vocabolario
che ha ingoiato. Senza nemmeno leggerlo bene, visto com'è stato pizzicato sull'inesistente
"varieganza" da chi, come la Gialappa, è colto sul serio ma non ha
bisogno di dimostrarlo.
• Beata varieganza, se stai bene de mente, de core
e de panza! Voto: 1
Antonella
Clerici
Ormai succube dei
siparietti pseudocomici di Bonolis, qualcosa in lei della passata professionalità
si sta risvegliando. Ogni tanto ritrova l'aplomb della brava presentatrice,
anche grazie ad abiti meno caricaturali.
• Altri due giorni di sofferenza.
Voto: 5
Federica
Felini
Non avevamo capito
nulla. Eppure, anche da quel nome che altro non può essere oltre ad uno pseudonimo
ironico dovevamo intuirlo. La Felini - o chissà come si chiama in realtà - non
è la donna che dovrebbe rivestire la parte della belloccia, ma l'erede della
tradizione comica sul palco dell'Ariston! Dopo Benigni, il Trio, Beppe Grillo,
ecco lei: emula del toscanaccio nel nonsense, splendida nel finto doppiaggio
fuori sincrono - specialità di Massimo Lopez - erede della Cortellesi come vis
comica, tanto da ironizzare sull'imitazione dell'imitazione. Ci è tutto chiaro
d'un lampo: nel momento in cui ha presentato Le Vibrazioni. Momento comico inarrivabile.
•
Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Voto: 110 e lode.