IL RESOCONTO COMPLETO DI ENRICO FAGGIANO
Il Sanremo visto con minore interesse. Sarà l’influenza che mi ha torturato tutta la settimana, saranno i miei drammi interiori, sarà il mio distacco dalla musica… O sarà anche una delle puntate più insulse, inutili, noiose ed impolverate degli ultimi 20 anni. Dove Baudo parla di “clamoroso rinnovamento”, ovvero “presentiamo al pubblico Bobby Solo e Little Tony facendo cantare loro un pezzo di Elvis”. Ma sì, carina l’idea delle presentazioni. Per far rompere il ghiaccio ai cantanti. Come ad una interrogazione… “Come ti chiami?” “Gargiulo… Yuppi!” “Perché yuppi?” “Sono contento di aver risposto bene alla prima domanda”. Ma è un Festival strapazzato dalle interruzioni pubblicitarie come nemmeno il Festivalbar di Salvetti, dalle omelie di Sharon Stone, e da una durata che metterebbe a dura prova qualsiasi nottambulo. Formula da ripensare? No, basterebbe ridurre i tempi, diminuire le canzoni, e… Farne arrivare qualcuna carina.
Il Bugiardo
Pippuzzo prima dice “aumentiamo
il numero dei big perché sono tutte belle”, poi dice “c’erano troppi big”. Passa
giorni e giorni ad incensare i giovani, poi “non me ne piaceva nessuno”. Insomma…
Ma venderanno?
Problema di tutti.
Non venderanno. Perché buona parte di questi big sono soggetti ormai lontani
dal mercato discografico, e che di dischi non ne vendono più da decenni. Se
Iva Zanicchi, Little Tony, Fausto Leali e compagnia bella non venderanno non
sarà colpa del Festival, che non può fare miracoli. Allora è forse per questo
che hanno fatto vincere Alexia? Per evitare la polemica “ha vinto uno che non
ha venduto”, tanto vale dare il primo posto a chi, i dischi, li avrebbe venduti
in ogni modo. Bel modo di pararsi le spalle.
Il DopoFestival
Tante polemiche.
Sgarbi prima, la raccomandata bulgara dopo. Il tutto per una specie di ritrovo
culinario dove tutti dicono “bello, bello, meglio dell’anno scorso”, dove ogni
voce critica viene tacciata con perdita di microfono, dove ogni argomento viene
castrato da telefonata “quanto sono bravi, giurie brutte e cattive”. Il tutto
mandato in onda ad orari in cui di solito sono attaccati alla TV solo gli erotomani
di Palco. Ma… Da 20 anni al Dopofestival sento “tutte belle, meglio dell’anno
scorso”. Ma sono pagati per dirlo?
Le giurie
Ah… Non fanno grandi sforzi.
Poi si fanno polemiche sull’età. “Troppo giovani, castrano gli esperti”. Eppure
mandano in alto Ruggeri e in basso i Negrita. Però qualche incongruenza c’è.
A cosa serve una giuria di teenager che deve valutare se sia meglio la Zanicchi
o Leali?
E adesso?
Sbugiardato dall’Auditel,
povero Festival. E’ bastata una minima controprogrammazione per dimostrare quello
che tutti sapevano e nessuno ammetteva: facile fare audience quando attorno
non c’era altro. Stavolta, qualcosa c’era. Il Festival affossato da Bisio e
dall’Uomo Gatto (sigh), proprio la fine delle ideologie. Adesso tutti ad inflazionare
il mercato, entrando in negozi dove nemmeno c’è posto negli scaffali per tutta
‘sta roba, e fra due settimane saranno già resi inutili. E ci si domanderà “cosa
fare?”. Nulla: il prossimo anno saremo ancora qua, forse, a dire le stesse cose.
Ma forse, il nuovo presentatore PierSilvio Berlusconi qualcosa lo cambierà.
I BIG
Vince Alexia, come ovvio e logico. Perché le voci femminili emozionano di più, e perché da che mondo è mondo Sanremo ti ripaga oggi di ciò che ti ha tolto ieri. Ma attenzione: Sanremo paga una volta sola, per cui l’augurio è che la lillipuziana ex corista di Ice Mc non ci torni più. A meno di voler invecchiare qui, Minghi docet.
20
– Anna Oxa – “Cambierò” – (voto
3) – Arriva 14°
Dopo alcune
biennali prestazioni ritmate e distruggi vocali, rieccola con dentatura affittata
da Mino Reitano, smorfie, e canzone che ci fa ben sperare. Per il titolo: a
questo punto, cambiare mestiere è l’unica soluzione. La flessibilità del mondo
del lavoro, ecco…
19
– Anna Tatangelo & Federico Stragà – “Volere volare” – (voto
3) – Arriva 17°
Scritta da
un Passavanti che ricordo con voto ibernato qualche anno fa, i due cercano di
ricalcare le orme di Baldi/Alotta? Ahiloro, manca il cane guida. Un tizio beatificato
da una canzoncina copiata da chiunque, “L’astronauta”, e una insulsa voce senza
manico, cosa ci si aspettava? Arridatece il cieco…
18
– Amedeo Minghi – “Sarà una canzone” – (voto
3,5) – Arriva 19°
Guai a
criticarlo, sembra dire. Senza parrucchino, senza codino, senza Mariella Nava,
senza canzone. Ricorda “Per noi innamorati” di Togni. Sembra che il suo momento
d’oro (innegabile, da “1950” a “La vita mia”) sia totalmente svanito. E tutte
queste repliche sono sbiadite come il suo bulbo.
17
– Iva Zanicchi – “Fossi un tango” – (voto
3,5) – Arriva 20°
Fossi un
tanga, vorrei stare sopra la Folliero. Fossi un Mango, vorrei ricantare “Bella
d’estate”. C’era già stata “Rumba di tango” a scoraggiare il tentativo. Inutile
riapparizione di chi da anni si era data a “cento cento” e comizi elettorali.
Ultimo posto che nobilita chi ce l’ha messa.
16
– Antonella Ruggiero – “Di un amore” – (voto
4) – Arriva 9°
Tu quoque?
Eppure eri stata così fantastica, in passato, a capire che non basta la voce
a fare una canzone… Miagola un po’, e noi capiamo che non la sentiremo più.
Delusione.
15
– Fausto Leali – “Eri tu” – (voto
4) – Arriva 13°
Senza nemmeno
Luisa Corna, scritta da Gatto Panceri, copia al suo interno tanta di quella
roba che un Tapiro solo non basterebbe. Ragazzo, perché lo fai? Forse il suo
futuro è un bel programmone con Limiti. Questa è roba utile per la pubblicità
del Cantatu.
14 –
Alexia – “Per dire di no” – (voto
4,5) – Arriva 1°
Non mi aspettavo
una copia carbone di “Dimmi come”, ma se hai avuto brillanti gioie con una cosa
ritmata, perché darsi al miagolio? Impressiona le giurie, ma Jenny B insegna…
Per evitare il flop, che si proponga il prima possibile e colonizzi il Festivalbar
con una cosa allegra.
13
– Silvia Salemi – “Nel cuore delle donne” – (voto
5) – Arriva 8°
Cosa senza
spessore che ricorda un minimo la Fiordaliso de “Il mare più grande che c’è”.
La aspettiamo il prossimo anno con nude look, ultima speranza per lasciare un
qualche minimo ricordo in chi se la vede passare avanti.
12
– Bobby Solo & Little Tony – “Non si cresce mai” – (voto
5) – Arriva 16°
Baldanbembesca
canzone che fra 10 anni, con qualche chitarra in più, potrebbe essere un tormentone
di Ligabue. I due vetusti con questa si guadagnano altri 5 anni di trenini nei
programmi di Costanzo. Eppure la canzone è anche orecchiabile, e potrebbe far
vendere loro qualche copia di questa raccolta dove l’uno canta i successi dell’altro.
Idea antica, l’avevano fatto anche Simon Le Bon e Tony Hadley. Comunque, una
operazione nostalgia meno scalcinata di altre (Ro.bo.t, Squadra Italia, e via
così).
11
– Luca Barbarossa – “Fortuna” - (voto
5,5) – Arriva 10°
OK, niente
più mamme e va bene. Seconda tappa di una nuova edizione cantautorale. Peccato
che l’argomento l’avesse già esaurito nel migliore dei modi De Andrè. E peccato
che “Il bandito e il campione” fosse già stata pubblicata. Il plagio più clamoroso
dell’anno. Nanni Moretti dovrebbe fare un girotondo attorno a lui.
10
– Lisa – “Oceano” – (voto
6) – Arriva 6°
Non sarebbe
male. Discreta pièce teatrale che in un musical farebbe anche la sua scena.
Ma è qualcosa di radiofonico? E’ questo quello che manca al mercato italiano
per vendere miliardi di dischi? Perlomeno, proposta originale e non pausiniana…
9 – Syria – “L’amore è” – (voto 6) – Arriva 5° - Prima si cercavano canzoni da far fischiettare. Ora si anticipano i tempi, e il fischietto è già incluso. Canzoncina allegra, abbastanza biodegradabile, non all’altezza di altre cose di Syria, però. E non che si stia parlando di vette compositive…
8
– Nino D’Angelo – “’A storia ‘e nisciuno” – (voto
6) – Arriva 11°
In puro stile
med pop (Khaled, per intendere), altro momento di questa nuova carriera che
lo fa apprezzare dai critici ma che ha portato tutto il suo ex pubblico sotto
il tendone di D’Alessio. Un plauso al coraggio. Canzone meno immediata delle
altre portate qua negli ultimi anni. Ma è piacevole.
7
– Alex Britti – “7000 caffè” – (voto
6) – Arriva 2°
Se non altro
porta al Festival una cosa allegra e non la solita ruffianata delle altre volte.
Le radio lo adotteranno, ahimè. Peccato per quel lungo incipit schitarrato della
serie “’mazza quanto so’ bravo, aho”. Certo, ad un pubblico dove anche un megafono
sembra una novità tecnologica arrivata da Marte, sarà sembrato Santana. Agli
altri, Beppe Maniglia…
6
– Cristiano De Andrè – “Un giorno nuovo” – (voto
6) – Arriva 12°
Non ci fosse
l’ombra del padre, sarebbe forse un grande. O forse non lo fumerebbe nessuno.
Mantiene un suo stile troppo soft per far innamorare gli intellettuali, ma troppo
hard per piacere alla MTV generation. Almeno coerente con sé stesso, dovrebbe
però rispondere ad una domanda: “dove vuoi andare?”.
5
– Eiffel 65 – “Quelli che non hanno età” – (voto
6,5) – Arriva 15°
Primo caso
di “boom boom” portato a Sanremo, solo questo vale il plauso al coraggio. Un
po’ appiattiti dall’orchestra e da una lingua italiana che stride un po’ con
il groove, non si sono sanremesizzati. Dopo Elisa, Alexia e loro, chi sarà il
prossimo discotecaro qua?
4
– Andrea Mirò & Enrico Ruggeri – “Nessuno tocchi Caino” – (voto
6,5) – Arriva 4°
Tentativo
di lanciare la donna di casa con testo impegnato. Meglio di “Cara terra mia”,
riesce comunque a non essere plateale. Quante altre canzoni di Sanremo non comprendevano
il titolo nel testo? Ecco, forse solo il titolo è un po’ pacchiano. Poteva andare
peggio.
3
– Giuni Russo – “Morirò d’amore” - (voto
6,5) – Arriva 7°
Un po’ pretenziosa,
forse. Ma con quella voce, e con un tocco di Battiato che solo gli esperti di
Francuzzo avranno notato, da me troverà sempre porte aperte. Vince il derby
“vo-ooo-ooooo-ciii” con la Ruggiero.
2
– Sergio Cammariere – “Tutto quello che un uomo” - (voto
7) – Arriva 3°
Nulla di clamoroso,
a pensarci bene. Jazzino che in mano ad altra voce (George Michael o Mick Huckhall,
per non andare lontani) avrebbe fatto figurone. Testo facile, ma che parla d’amore
senza cadere nella banalità di “l’aria profuma di te” o altre nefandezze. A
volte, il compitino facile viene meglio di altri. Bravo. Forse, nel Festival
di Fazio, avrebbe anche vinto.
1
– Negrita – “Tonight” – (voto
7) – Arriva 18°
Un gruppo
rock che porta a Sanremo una canzone rock sembra ovvio, ma il passato dimostra
che non lo è. La cosa buona è che hanno portato un pezzo che sarebbe andato
bene anche per il Festivalbar, senza allinearsi troppo. Ricorda a molti “Elevation”
degli U2, a me ricorda “Soul express” di Avitabile. Bravi.
I GIOVANI
Uno schifo. Ma se li selezioni da un programma televisivo, cosa ci si poteva aspettare? Talmente piatti, scialbi e pallidi che anche dare i voti è difficile… Chi era pure Daniela Pedali… E chi Verdiana… Prodotti senza un futuro, che si presentano al Festival come gita premio dopo un programma vinto e non come punto di partenza per una carriera. Non ne sentiremo più parlare, e non ne sentiremo la mancanza.
16
– Filippo Merola – “Mi sento libero” – (voto
2) – Arriva 16°
Insulso e
noioso. Ramazzotti c’era già. Talmente patetica da non meritare nemmeno improperi.
C’era Mario, c’era Valerio. Ora anche questo?
16
– Marco Fasano – “E già” – (voto
2) – Arriva 14°
Stesso discorso
fatto per Merola. Grignani c’era già. Rivaluta l’omonimo Franco. Roba da pazzi.
16
– Gianni Fiorellino – “Bastava un niente” – (voto
2) – Arriva 5°
Riesce nel
clamoroso intento di passare da clone di D’Alessio a quello di Zarrillo. Bastava
un niente per cambiare canale. Tempo perso. Non lo salverebbe nemmeno la Cirami.
16
– Lila – “Valeria” – (voto
2) – Arriva 8°
Con un palmares
albanese di tutto rispetto, sfiderà Anna Oxa? Inutile canzone che nemmeno la
Pausini di “Strani amori” avrebbe osato canticchiare.
16
– Roberto Giglio – “Cento cose” – (voto
2) – Arriva 9°
Ok, e io l’anno
prossimo porterò “Superbasket”. Testo che è un bignami di noia sanremese per
una canzone che fa rabbrividire.
16
– Daniele Stefani – “Chiaraluna” – (voto
2) – Arriva 6°
Ma santo cielo.
Riesci ad avere airplay, passaggi su MTV e altro con una canzone ritmata, poi
arrivi qua con la più banale delle stupidaggini? Ma allora vi fate del male,
ragazzi miei… Occasione persa, bye bye.
16
– Verdiana – “Chi sei non lo so” – (voto
2) – Arriva 4°
Ecco, un bel
titolo che rappresenta bene la situazione. Vattenn…
16
– Daniela Pedali – “Vorrei” – (voto
2) – Arriva 11°
Si paragona
a Mariah Carey. Per arrivare al suo livello le manca: 1° un po’ di gnocchisia
in più. 2° una produzione un minimo più sostenuta. 3° l’arte di darla via a
chi serve. Per ora, dia retta al suo cognome.
16
– Alina – “Un piccolo amore” – (voto
2) – Arriva 2°
La sorellina
di Avril Lavigne a cui non hanno ancora regalato lo skateboard? Ne sentivamo
la mancanza? Cifiello, e noi che ti abbiamo irriso 16 anni fa…
16
– Allunati – “Chiama di notte” – (voto
2) – Arriva 13°
È il
seguito di “Se poi mi chiami” dello scorso anno? Ma, ‘sta gente, a casa propria,
ascolterebbe la roba che ha portato a Sanremo?
6
– Manuela Zanier – “Amami” – (voto
4) – Arriva 12°
Sembra quasi
un capolavoro rispetto alle altre. Ma non se ne sente la mancanza.
5
– Patrizia Laquidara – “Lividi e fiori” – (voto
4) – Arriva 7°
Titolo che
sembra uno spot della Lasonil per una che dice “la musica mi piace quasi tutta”.
Esclusa quella che fa lei, immagino.
4
– Zurawski – “Lei che” – (voto
5) – Arriva 3°
Sarebbe stato
un discreto ultimo posto in altre manifestazioni, questo insulso rockettino
da far passare Cremonini come Eddie Van Halen. In questo deserto, sembra anche
accettabile.
3
– Maria Pia and Superzoo – “Tre fragole” – (voto
5) – Arriva 15°
Con un tema
già svolto sia dai Beatles che da Luca Carboni, questa ritiene basti fare un
po’ la voce stridula per sembrare chissà quale clamorosa proposta innovativa.
Il bello è che a Sanremo ci si riesce anche. Ma, sotto il bulbo colorato, niente
2
– Jacqueline Ferry – “Vicini e lontani” – (voto
6) – Arriva 10°
Tentativo
di scopiazzare Alanis che arriva quando anche l’originale ormai sta per entrare
nelle raccolte economiche da vendere accanto al bancone dei salumi. Vince il
premio “Dentro di te 2003” solo in quanto sorellastra di Milly D’Abbraccio.
Qualcosa lo avrà imparato.
1
– Dolcenera – “Siamo tutti là fuori” – (voto
6) – Arriva 1°
Poca roba,
malgrado il primo posto. Un minimo di ritmica, e tra questi giovani sembra una
specie di perla esotica. Ne sentiremo parlare? Spero di essere anche io, là
fuori, quando lei entrerà.
Morale finale?
Niente. Salutata Holly
Valance, alla cui “Kiss kiss” vanno gli ultimi bei ricordi che ho prima del
Disastro, salutato il festival, torniamo tutti a fare le nostre cose che è meglio.
A volte, anche trovare parole di critica non è facile. Si rischia di essere
piatti, banali, ripetitivi. Come il Festival.