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e curriculum > i miei 20 libri preferiti
Per quanto sia perfettamente conscio di quali
nefandezze si macchino le mie papille gustative in termini di musica e
cinema, ammetto -timidamente- che in fatto di letture tendo a riassestare il
tiro su canoni un po' meno inverecondi. Sarà perchè leggo pochissimo, o -più
probabilmente- perchè è difficile trovare nell'editoria delle controparti adeguate
a "Matta-Ta" di Patrizia Pellegrino o a "Panarea" di Castellano
e Pipolo. Tra i libri, la spazzatura è spazzatura veramente (e in quanto tale
la rifiuto).
- Achille Campanile, "Il Povero Piero"
Quasi
Teatro dell'Assurdo, ma tradotto in forma di romanzo. Situazione tipica
da famiglia italiana: riconoscendosi, verrebbe da piangere. Ma è talmente
divertente che si esorcizzano anche le proprie analoghe esperienze.
- Alessandro Bergonzoni, "È Già
Mercoledì E Io No"
Come definire lo stile di Bergonzoni? Linguisticamente
surreale? Dialetticamente onirico? Verbalmente visionario? Ma soprattutto:
c'è bisogno di definirlo? Lo stile di Bergonzoni è (e rimarrà) unico. E
questa è l'unica definizione sufficiente.
- Antoine de Saint Exupery, "Il
Piccolo Principe"
Ho letto questo libro cinque volte. E tutte
le volte non me lo ricordo mai, e tutte le volte il mio giudizio cambia.
L'ultimo è diventato impietoso, ma in omaggio ai quattro che lo hanno
preceduto, non poteva non figurare in qusto elenco.
- Antonio Amurri, "Come Ammazzare Mamma
e Papà"
Non che abbia mai avuto bisogno di ispirazione al riguardo
(perchè non ho mai desiderato ammazzare mia madre o mio padre, non perchè
non sia sufficientemente immaginifico), ma quest'opera è un caposaldo di
ogni impavido meta-killer.
- Beppe Severgnini, "L'Inglese"
La
più valida delle alternative ai Corsi di Lingua De Agostini. Con una differenza:
che -a fare attenzione- con questo libro si rischia veramente di imparare
qualcosa. Spassoso ed acuto, andrebbe sempre tenuto a portata di mano.
- Bruno Munari, "Le Macchine Di Munari"
Ingegnosa
rassegna di macchinari surreali, narrazioni che accompagnano le infanzie
di ogni età insegnando loro che ogni dispositivo ha un cuore (o più di uno).
Sono una cartina tornasole del fanciullino che alberga in noi.
- Carlo Antonelli e Fabio de Luca, "Discoinferno"
L'unico
tributo editoriale che la musica dance italiana abbia mai avuto il piacere
di poter vantare. Per questo il merito è duplice. Quello più importante
è di averci svelato che Den Harrow e Corona cantavano con la voce di qualcun
altro.
- Ellekappa, "Le Nostre Idee Non Moriranno Quasi
Mai"
Satira di sinistra, graffiante -e particolarmente contro
la sinistra stessa- ed arguta. Le vignette di Ellekappa sono inimitabili
e non mancano di colpire il bersaglio, a qualunque distanza esso si trovi.
Umorismo col radar incorporato.
- Gabriele d'Annunzio, "Il Fuoco"
Al
liceo ho attraversato una fase post-squinzia da esteta (?) neo-decadente.
Questa è una delle (poche) memorie che si è salvata dall'oblio delle
successive mutazioni, e la conservo ancora gelosamente tra le mie fascinazioni
esistenziali.
- Joris Karl Huysmans, "Controcorrente"
Non
di solo d'Annunzio. La bibbia dell'estetismo è questa: non succede niente,
non c'è una storia, non ci sono personaggi. Solo descrizioni, colori, sapori,
profumi. Che sembra di vedere, assaggiare, aspirare.
- Laurence Sterne, "La Vita e Le Opinioni
Di Tristram Shandy"
Secondo molti è il primo esempio di ipertesto
della storia. Non si fa fatica a crederci: sembra davvero un libro concepito
in html. Mancano solamente i filmati in Flash (con annessa skip intro),
ma siamo a metà del 1700. Ci si accontenta.
- Marguerite Yourcenar, "Alexis"
Storia
complessa, struggente e, soprattutto, più comune di quanto si pensi. La
narrazione è incredibilmente schietta, asciutta e toccante. I personaggi
lasciano una scia di impalpabile collante che non li rimuove dalla memoria.
- Marco Travaglio e Peter Gomez, "La
Repubblica Delle Banane"
Giornalismo caustico, non privo di
sagace ironia. Da leggere solamente se si è a stomaco vuoto, perchè rischia
di mandare di traverso anche le digestioni più banali. Con un'aggravante:
tutto ciò che è scritto è comprovato.
- Martin B. Kracauer, "Elogio Dello
Scarafaggio"
Inutili? Repellenti? Sinonimo di sporcizia? Macchè:
gli scarafaggi sono gli animali più pregevoli del Creato. Ancor più degli
uomini, anzichenò. Bastano una manciata di pagine per riuscire a convincere
anche il lettore più scettico.
- Nicholas Falletta, "Il Libro Dei
Paradossi"
Raccolta selezionata di paradossi filosofici e visivi,
per mettere alla prova le proprie attitudini a fare la fortuna di ogni strizzacervelli.
Quasi unico nel suo genere, è un divertissement ricco di stimoli ed acume.
- Oscar Wilde, "De Profundis"
Pericolosissimo:
in poche righe si scavano abissi emotivi di rara glacialità. Cupa introspezione,
fine (in)coscienza autobiografica. Evadere non è semplice. Più semplice
è ritrovarsi alla fine del libro un paio d'ore dopo averlo iniziato.
- Stefano Benni, "Bar Sport"
Storie,
passioni, pulsioni esistenziali nascoste dietro alcuni proverbiali
e carnascialeschi episodi di un bar di paese. Chi è la Luisona?
E perchè la gente le vuole così bene? Nessuno riuscirebbe ad intuire la
risposta.
- Tim Burton, "Morte Malinconica Del
Bambino Ostrica"
Poesie (illustrate) che rivelano il genio a
tutto tondo di Tim Burton. Uno dei pochissimi artisti contemporanei per
cui questo appellativo non suoni come un gratuito segnale di sopravvalutazione.
Onirico trans-lirico.
- William Blake, "Songs Of Innocence
& Songs Of Experience"
I versi più inimitabili e più ostici
del preromanticismo inglese, che sfuggono ogni traduzione così come sfuggono
il passare del tempo. Hanno fatto girare a vuoto perfino Ungaretti. Una
sfida per la mente e per l'anima.
- Woody Allen, "Effetti Collaterali"
Non
è facile riuscire a suscitare -dalle pagine di un libro- le stesse risate
appassionate che si riesce a suscitare dallo schermo di un cinema. L'importante
è astrarre la lettura rispetto alla voce di Oreste Lionello.